martedì 13 aprile 2010
In Friuli sconto sull’affitto per chi ha figli bamboccioni, l’analisi di Smiroldo
Il responsabile regionale dell’Italia dei Diritti: “Iniziativa degna di lode, ma chiedo di estendere l’assistenza anche ad altre fasce sociali”
Trieste – “Da sempre il Friuli Venezia-Giulia si è battuto in prima linea per ovviare alle difficoltà in materia casa. Negli anni ’80 è stata l’unica Regione italiana a farsi carico delle agevolazioni sulla prima abitazione, e l’annuncio di ieri altro non è che il naturale proseguimento di questa politica”.
Con queste dichiarazioni Luigino Smiroldo, responsabile per il Friuli Venezia-Giulia dell’Italia dei Diritti, commenta la decisione della Regione di rivedere i criteri con i quali le singole Ater provinciali determinano i canoni degli alloggi.
La norma consentirà di non perdere le riduzioni dei prezzi degli affitti riservate alle famiglie che hanno a carico figli minorenni.
Verrà eliminata anche la normativa che prevedeva la perdita del diritto alla casa Ater nel caso in cui il reddito del nucleo familiare sforasse i limiti previsti perché il figlio trovava un lavoro.
“Pur lodando l’impegno sulla questione case – sottolinea l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro – chiedo a chi di dovere di prendersi altrettanto cura di tutti coloro che attualmente non possiedono reddito poiché disoccupati, e soprattutto di coloro che neanche possiedono un’abitazione”.
Angolano malato messo per strada a Pordenone, la denuncia dell’Italia dei Diritti
Luigino Smiroldo, responsabile friulano del movimento:“È un uomo che vuole soltanto lavorare e non ridursi a chiedere l’elemosina”
Trieste – “La situazione è molto critica e urge una sensibilizzazione sulla vicenda di questo signore africano che da anni vive nel nostro paese e che si trova attualmente senza una casa, un lavoro e un vitto”. L’Italia dei Diritti, per bocca del suo responsabile per il Friuli-Venezia Giulia Luigino Smiroldo, ha deciso di sposare la causa di Antonio Kissungu, cinquantatreenne angolano fuggito in Italia alla fine degli anni ottanta per scampare a una violenta guerra civile che ha messo in ginocchio la sua nazione. Con un diploma di maestro in tasca, è passato attraverso tutta la disumana trafila del clandestino pagato a ore nei campi, fino a giungere a Pordenone, dove in breve tempo ha ottenuto un contratto come dipendente in una cooperativa, poi in varie aziende. Circa tre anni fa, a causa di una labirintite che ne ha notevolmente ridotto le prestazioni lavorative, ha subìto un licenziamento e da allora per lui è iniziato il calvario. Sfrattato, è stato ospitato dal parroco finchè, grazie all’intervento personale di Luigino Smiroldo, il comune gli ha trovato una sistemazione e la provincia di Pordenone ha messo a disposizione 4.500 euro per farlo rimpatriare e avviarlo alla professione di gelataio, dopo aver svolto un periodo di tirocinio in Germania presso l’Associazione Italiana Gelatai. “Sembrava che tutto stesse per concludersi nel migliore dei modi – ha aggiunto l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro – ma sono nati altre complicazioni per via del passaporto che Antonio non ha. L’assistente sociale mi ha detto che deve essere ritirato in Angola ma l’ambasciata mi ha smentito questo iter procedurale. Nel frattempo, come se non bastasse, il sindaco ha imposto ad Antonio lo sgombero dell’alloggio e la restituzione di 1.500 euro per i pasti somministratigli, il tutto entro il 12 aprile e senza alcuna possibilità di proroga. Non posso negare la disponibilità che ci è stata accordata dalle istituzioni, ma ora questo signore rischia di finire in mezzo a una strada. Tra l’altro è di salute cagionevole e non chiede altro che di poter lavorare e vivere in maniera dignitosa”.
venerdì 9 aprile 2010
A Pordenone per chi è nero il caffè costa di più, il disgusto di Smiroldo
Il responsabile per il Friuli Venezia Giulia dell’Italia dei Diritti: “Comportamenti da condannare e correggere immediatamente”
Inaudito episodio di razzismo a Spilimbergo, in provincia di Pordenone, dove il giorno di Pasqua la titolare di un bar, una cinese di 20 anni, dopo aver chiesto ad un cliente originario del Bukina Faso, 1 euro per un caffè invece dei soliti 90 centesimi, di fronte alle vibranti proteste dell’uomo ha risposto: “Sei nero, paghi il caffè un euro”. A questo punto l’operaio di colore si è rivolto ai carabinieri, davanti ai quali la barista ha ammesso le sue colpe asserendo però che tale escamotage le fosse stato consigliato dai clienti italiani.
“Questo è un gravissimo caso di razzismo sociale”, dice amareggiato Luigino Smiroldo, responsabile per il Friuli Venezia Giulia dell’Italia dei Diritti, intervenuto a commentare la vicenda. “Infatti – spiega il rappresentante del movimento extraparlamentare che fa riferimento ad Antonello De Pierro –, è verissimo che in queste zone c’è un atteggiamento razzista verso le persone di colore, ma solo per quelle provenienti dall’Africa, e non già verso gli afroamericani che qui abbondano, considerata la presenza di una base militare statunitense in provincia di Pordenone, a pochi chilometri dal bar incriminato”. È proprio su questo aspetto che scatta la provocazione di Smiroldo contro il dilagante malcostume sociale degli italiani e di altre etnie della regione nei riguardi degli immigrati africani: “Siccome ci sono partiti che soffiano sul fuoco della xenofobia mi chiedo perché non mettano un gazebo davanti la base militare Usa con l’invito ad usare il sapone dopo aver toccato un extracomunitario, così come accaduto poco tempo fa in un altro comune italiano. In fondo anche gli americani sono extracomunitari. La verità è che un pover’uomo, un disagiato o un disoccupato viene discriminato più per il suo status sociale che non per il colore della sua pelle. In entrambi i casi sono comportamenti da condannare e correggere immediatamente”.